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Taxa più rappresentati: Graminaceae Trifolium Euphorbia Silene

Sp. Gladiolus palustris

Gen. Gladiolus

Fam. Iridaceae

Cla. Monocotiledoni

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Bulbo con tuniche dissolte in una rete a maglie ovali o poligonali, circa tanto lunghe che larghe. Perigonio 3 cm, con tubo allungato e ricurvo e lacinie ravvicinate, ± eguali, arrotondate all'apice; antere più brevi del filam. corrispondente, con lobi basali paralleli; stimmi spatolati; capsula clavata, ben più lunga che larga (8-10 X 14-16 mm); semi con ala allargata, ± circolare.

Centro-Eu-rop.
Lungo la fascia prealpina dal Carso Triest. alla Carnia, Bellun., Prealpi Yen. e Lomb., Piem., Lig. e Tosc: R; nella Pad. sup. forse un tempo diffuso, ora relitto solo sulla costa (Faro Sile, Ligna-no) e nella pian, friulana; un'antica indicazione per i dintorni d'Ancona andrebbe verificata.

Nota - Nonostante il nome non si tratta di pianta palustre in senso stretto, ma piuttosto legata a suoli calcarei, ricchi d'humus, umidi o inondati in primavera e progressivamente disseccantisi in estate, spesso associata a Molinia coerulea; in generale non si mantiene in ambienti sottoposti a regolare falciatura. Per effetto delle concimazioni e drenaggi in molti luoghi scomparso. Dal Piem. (Langhe pr. Sale) è stato descritto un G. proteiflorus Romano ex Vign.- Lutati F., Studi sulla veg. d. Piem. pubbl. Orto Bot. R. Univ. Torino p. 200 (1929), che sembra rientrare in Sp. Gladiolus palustris dal quale tuttavia si distingue per il perigonio maggiore, con lacinie numerose (6-14) e stami pure numerosi (da 3-4 a 7-8): raccolto un'unica volta il 22 VII 1864 (lg. Figone) si tratta forse di individuo teratologico oppure di ibrido Sp. Gladiolus imbricatus X Sp. Gladiolus palustris.
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