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Taxa più rappresentati: Graminaceae Trifolium Euphorbia Silene

Gen. Triticum

Gp. CHIAVE PARZIALE A

Fam. Graminaceae

Cla. Monocotiledoni

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Piante annuali o bienni largam. coltivate e spesso inselvatichite presso le colture; tutte hanno culmi eretti, generalm. solitari, alti 4-12 dm, fg. per lo più pubescenti e spesso glauche, spiga eretta di 1-1.5 X 5-15 cm con sp.tte 2-5flore. Il gruppo comprende numerosissime cultivar, spesso di grande importanza agraria, ma di basso valore tassonomico; le specie hanno invece contorni sfumati, essendo prondfondam. influenzate dall'opera dell'uomo, in gran parte hanno origine artificiale ed in natura non si incontrano allo stato spontaneo. Su queste piante sono fondamentali le opere del Vavilov (1887-1942), modello per una moderna sistematica delle piante coltivate.
I generi Triticum ed Aegilops nella loro formulazione classica (corrispondente al concetto linneano) si compongono rispettivamente di specie coltivate e di specie selvatiche. Gli studi genetici sui due generi hanno messo in evidenza come essi costituiscano serie poliploidi (2n = 14, 28, 42, in Triticum anche 2n = 56), nelle quali si può ammettere l'esistenza sia di auto- che di allopoliploidi. In Triticum, particolarmente studiato per la sua importanza economica, sono stati descritti almeno 4 tipi fondamentali di genoma, due dei quali sono comuni alle Aegilops diploidi ed ai Triticum poliploidi: questo ha portato alla convinzione che i T. poliploidi derivino almeno in parte da incroci tra specie diploidi di Ae. e di T. Secondo Bowden (1959) i rapporti tassonomici tra T. ed Ae. possono condurre a due differenti classificazioni:
a) considerata la facile ibridabilità essi vanno riuniti in un unico genere (Triticum L.);
b) i progenitori diploidi dei Frumenti ibridi formano due generi distinti (Crithodium Link ed Aegilops L.) e Triticum viene limitato ai soli poliploidi e costituisce un genere ibridogeno di origine in gran parte artificiale.
Entrambe le classificazioni hanno avuto i propri sostenitori, però fino ad ora mancano elementi decisivi in favore dell'una o dell'altra. Nella presente Flora si è preferito adottare la seconda, come recentemente esposto da MacKey (1968), in quanto essa sembra permettere una migliore comprensione della diversità delle specie italiane.
Bibl.: Bowden W. M., Canad. Journ. of Bot. 37: 657-684 (1959); MacKey J., Proc. III. Internai Wheat Genet. Symp. 39-50 (1968).
I Frumenti diploidi e tetraploidi sono giunti nel bacino Mediterraneo ed in Europa già alla fine del Neolitico, gli esaploidi probabilm. più tardi e solo negli ultimi secoli sono diventati la coltura prevalente. Essi permettono rese quantitative elevate, ma spesso sono sensibili alle infezioni crittogamiche e poco resistenti alle avversità ambientali; invece la coltura del Farro, un tempo assai diffusa, è ora praticamente abbandonata.
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