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Taxa più rappresentati: Graminaceae Trifolium Euphorbia Silene

Sp. Borago pygmaea

Fam. Boraginaceae

Div. gamopetale

Cla. Dicotiledoni

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F. eretto, cilindrico, fragile, subsemplice, ruvido per setole rivolte in basso lunghe 1 mm. Fg. basali lineari-spatolate (5-15 X 1-3 cm), le cauline lanceolate (1-2 X 5-8 cm), di sotto più chiare e con nervi sporgenti e ± reticolati, increspate sul bordo. Cima pauciflora bratteata; peduncoli 2-3 cm, in alto incurvati; calice con tubo subnullo e lacinie purpuree lesiniformi (4 mm); corolla azzurra con tubo di 5 mm e lobi (3 mm) arrotondati (diam. 10 mm); antere aristate.

Endem.
Sard, Cors., Is. Spargi (Arcip. Maddalena) e Capraia: RR.

Variab. e Note - Una pianta della Sard. con calice alla fior, lungo 2 mm (fino a 2.5 mm alla frutt.) è stata descritta come var. miccranthos Gusuleac. Sp. Borago pygmaea rappresenta, nel genere Borago, il tipo più primitivo solo scarsam. differenziato dai generi vicini di Borraginacee: essa è alla base di una serie che si continua con B. longifolia Poiret e B. trabuti Maire (entrambe nordafricane) e che verosimilm. è culminata nella comparsa di Sp. Borago officinalis; per questa il Gusuleac ipotizza pure un'origine nordafricana, però la sua utilizzazione come pianta alimentare o medicinale e la presenza di un meccanismo per la diffusione del polline ne hanno fatto un'apofita distribuita dapprima in tutto il bacino mediterraneo ed ora su quasi tutto il Globo. Sp. Borago pygmaea è un anello di congiunzione di grande interesse per ipotesi filogenetiche; nonostante la relativa amplitudine ecologica, non è stata in grado di estendersi al di fuori del sistema sardo-corso, per noi il più importante centro di conservazione di tipi relitti.
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