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Taxa più rappresentati: Graminaceae Trifolium Euphorbia Silene

Sp. Carthamus tinctorius

Gen. Carthamus

Gp. IV

Fam. Compositeae

Div. gamopetale
Cla. Dicotiledoni
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F. eretto, glabro, lucido, ramoso in alto. Fg. glabre, ovato-lanceolate a lanceolate (3-6 X 9-15 cm), sessili, con nervi reticolati, bordo dentato e spinuloso; fg. sup. bratteali, circondanti il capolino, lanceolate, patenti. Capolini (diam. 3 cm) piriformi: squame con un'appendice erbacea ellittica, portante una spinula all'apice: corolla rosso-aranciata; acheni 6-8 mm. prismatici con 4 angoli ottusi, gli esterni senza pappo, i centr. con pappo di squame brevi (< achenio) o anche nullo.

Patria ignota.

Coltiv. un tempo ed inselvat. pr. gli orti, ma ora quasi scomparso. - Bibl.: Hanelt, Kulturpfl. 9: 114-145 (1961).

Usi - La coltura dello Zafferanone risale agli antichi Egizi e Babilonesi, che usavano i fi. per tingere i tessuti e ricavavano dai fr. un olio commestibile; ai Romani era nota solo come pianta medicinale, mentre nel Medio Evo ed Evo Moderno questa coltura si diffuse in gran parte dell'Europa Media. In Italia essa non ha mai avuto grande importanza; spesso i fi. erano usati come sofisticazione dello Zafferano, al quale sono simili per aspetto e colore (però non ne possiedono il pregiatissimo aroma!). Oggi la coltura è quasi ovunque in via di scomparsa, però l'olio commestibile, altamente insaturo, è di grande valore dietetico e meriterebbe di venire consumato più spesso.
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