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Taxa più rappresentati: Graminaceae Trifolium Euphorbia Silene

Sp. Centaurea ambigua

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Pianta grigio-tomentosa, ma presto glabrescente. F. eretti o prostrati con rami eretti, ramosissimi. Fg. primordiali strettam. lanceolate, intere (1 X 5-8 cm), acute, le successive con alcune lacinie basali; fg. definitive nella parte inf. e sup. del f. lunghe 3-10 cm, pennatosette, per lo più completam. divise in segm. lineari di 1-2 X 10-22 mm, acuti e mucronati. Involucro con squame ad appendice per lo più scura, mucrone apicale debole e 4-5 ciglia lat. spesso flessuose lunghe fino a 2 mm; fi. rosei; acheni 3 mm con pappo lungo circa altrettanto.

Endem.
Monti della Pen. dalle A. Apuane ed App. Tosco-Emil. all'Abr. e Matese: C; anche sull'Is. d'Elba.

Variab. - In aspetto tipico le due subsp. sono diversissime e si potrebbe senz'altro considerarle specie distinte, se nella fascia intermedia non fossero diffuse popolazioni di aspetto pure intermedio, la cui attribuzione è malsicura. Inoltre alle differenze sopra indicate si somma un'ampia variab., che rende ancor più confuse le distinzioni: il tomento varia da niveo e persistente (soprattutto in piante d'alta montagna) a sparso¹ ed effimero ed alla fioritura certe popolazioni possono presentarsi del tutto verdi o verde-grigie; anche le appendici sono di regola con la parte laminare scura e le ciglia chiare, nelle popolazioni di ambiente rupestre della subsp. (b) spesso del tutto nere, però possono anche in varia maniera risultare rossastre, pallide o quasi del tutto sbiancate (forse introgressione di Sp. Centaurea diomedea oppure di stirpi del gr. Sp. Centaurea haynaldii-Sp. Centaurea carniolica). La genuina C. ambigua Guss. è una stirpe di aspetto estremo ad appendici chiare, individuata dapprima per la sola zona della Majella (Caramanico, Roccamorice), ma in seguito ritrovata al Piano delle Cinquemiglia, Salle e nel Teramano. Essa rientra nella variab. della subsp. (a). Potrebbe essere ridotta ad una variazione di scarso peso tassonomico, tuttavia, poiché il binomio C. dissecta Ten. è illegittimo per l'esistenza di una precedente C. dissecta Hill, il binomio di Gussone risulta il più antico validam. pubblicato per questa specie ed esso può quindi venire esteso alla specie nella sua globalità. Del resto l'epiteto «ambigua» si adatta assai bene a questa specie, ricca di problemi controversi. Sempre sotto la Majella la C. ambigua Guss. si presenta pure in individui a fg. indivise o lirate, indicate come subsp. laciniata (Guss.) Arcang. Una segnalazione dal Pollino, notevole per il grande isolamento, andrebbe verificata. Una posizione isolata ha pure la popolazione dell'Is. d'Elba, diffusa sul M. Capanne, dal quale discende fin verso il mare: essa è stata indicata  come C. dissecta Ten. var. ilvensis Sommier. Le popolazioni dell'App. Tosco-Emil. ed Umbro-Marchig. si distinguono in generale per i capolini di dimensioni minime (diam. 7-10 mm) il che forse le ravvicina a 4210.
In complesso questa congerie di forme può venire ordinata, almeno grossolanamente e limitatamente all'App. Centr., secondo lo schema seguente:

1 Appendici bruno-pallide ....   fo. ambigua
1 Appendici nere o bruno-scure
2 Capolini piccoli (diam. ± 8-10 mm), numerosi, su rami brevi........................   fo. incana (Ten.)
2 Capolini grossi (diam. ± 12-15 mm), poco numerosi, su rami allungati ......................   fo. virescens (Ten.)

È probabile che la subsp. (b), che vive in ambiente naturale, rappresenti la stirpe originaria della specie, e che da essa sia derivata la subsp. (a) in seguito all'invasione del nuovo spazio ecologico creato dall'uomo; però la separazione tra le due non pare ancora completa.

¹ Hayek osserva che parecchi gruppi di Centaurea (ed anche di altre Composite) mostrano una caratteristica colorazione nera delle squame involucrali nelle popolazioni d'alta montagna: questo fra le nostre specie si può osservare in Sp. Centaurea ambigua, però anche in Sp. Centaurea scabiosa ed in Sp. Centaurea haynaldii-Sp. Centaurea carniolica. Secondo questo Autore tale adattamento avrebbe la funzione di assorbire la radiazione calorifica in modo da favorire la maturazione degli acheni all'interno dell'involucro; cfr. Hayek A., Oesterr. Bot. Z. 40: 383 (1890). A
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