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Taxa più rappresentati: Graminaceae Trifolium Euphorbia Silene

Sp. Pisum sativum

Gp. Leguminosae IV

Fam. Leguminosae

Div. coripetale superovarie a fg. alternate

Cla. Dicotiledoni
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Pianta glabra e glauca (!). Nelle popolaz. selvatiche f. cilindrici, prostrati o volubili; fg. maggiori (le medie) con stipole semiamplessicauli dentate (fino a 15 X 35 mm) e 2(-4) segm. ovali (16-18 x 22-24 mm); cirro apicale a 3 rami; fg. inf. minori; fg. sup. a 4-6 segm. lanceolati e cirro a 3-7 rami. Fi. isolati (ovv. a 2-3) su peduncoli di 3-4 cm; calice 13 mm; corolla con ali purpureo-nerastre (18 mm) e vessillo violaceo, cuoriforme (fino a 36 x 25 mm), bilobo con incisione di 3-4 mm.

In tutto il terr.: C; spesso solo subspont.

Variab. - Nella subsp. (a) è riunito un eterogeneo gruppo di forme, ottenute per selezione dalla subsp. (b). La selezione si è esplicata soprattutto nell'isolamento e conservazione di tipi con legumi e semi di dimensioni progressivam. maggiori; i più antichi ritrovam. di Pisello risalgono al Neolitico ed è verosimile che la coltura sia insorta in molti punti dell'Eur. Merid. ed Asia Occid. contemporaneam. Le forme più antiche hanno legume di 12-18 X 40-70 mm, semi marmorizzati, compressi fra loro e ± cubici (5-8 mm) e sono indicate come var. arvense (L.) Gams, un tempo la sola in coltura, oggi coltiv. come foraggio, raram. per il seme e spesso inselvatichita. La var. sativum ( = var. hortense Neilr.) ha legume di 15-24 X 60-90 mm, semi da gialli a bruni subsferici (8-11 mm); coltivata comunem. in Europa dopo il XVI sec, però forse già nota ai Romani; oggi viene coltiv. su vasta scala soprattutto per il consumo dei semi freschi (più raram. disseccati).
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