Sp. Pyrus communis
Gen. Pyrus
Fam. Rosaceae
Div. coripetale superovarie a fg. alternate
Cla. Dicotiledoni
Albero robusto con rami non spinescenti, tomentosi da giovani. Fg. con lamina ovata o ellittica (3-4 X 4-7 cm), brevetti, acuminate all'apice, dentellate tutt'attorno, pubescenti se giovani, poi glabre e lucide di sopra; picciuolo generalm. < lamina (3-7 cm). Fi. 2-8 in cime ombrelliformi; sepali lanceolati (3x7 mm); petali bianchi, obova-to-subrotondi (10-13 mm), glabri; fr. (pera) di 5-16 cm, commestibile.
In tutto il terr., dal piano alla media montagna.
Usi - Probabilm. ignoto agli antichi popoli dell'Egitto e Mesopotamia, il Pero compare dapprima presso i Greci (già in Omero) e pure in epoca molto antica in Italia. P. communis L. non esiste allo stato spontaneo e viene considerato un complesso di ibridi fra Sp. Pyrus pyraster, Sp. Crataegus laciniata ed altre specie non crescenti in Italia, stabilizzato dalla coltura. I nomi volgari nelle lingue indoeuropee sono di varia radice (gr.ónche, àpios; lat. pirus da cui it. pera, frane, poire, ingl. peer, ted. Birne, slav. sétt. grusza, slav. merid. hruska, basco udarea, madaria) il che lascia pensare ad un'origine politopa della coltura.
In tutto il terr., dal piano alla media montagna.
Usi - Probabilm. ignoto agli antichi popoli dell'Egitto e Mesopotamia, il Pero compare dapprima presso i Greci (già in Omero) e pure in epoca molto antica in Italia. P. communis L. non esiste allo stato spontaneo e viene considerato un complesso di ibridi fra Sp. Pyrus pyraster, Sp. Crataegus laciniata ed altre specie non crescenti in Italia, stabilizzato dalla coltura. I nomi volgari nelle lingue indoeuropee sono di varia radice (gr.ónche, àpios; lat. pirus da cui it. pera, frane, poire, ingl. peer, ted. Birne, slav. sétt. grusza, slav. merid. hruska, basco udarea, madaria) il che lascia pensare ad un'origine politopa della coltura.